Non più albe sulle tue distese candide. Non più i tuoi dolci pendii discesi in punta di dita. Non più felici naufragi in vista delle colonne d’ercole delle tue labbra.
È oceano aperto adesso.
Nulla, è quello che lo sguardo incontra in tutte le direzioni che percorre.
Acqua di sale e di pioggia si insinua ovunque trovi un minimo spazio da infreddolire.
Vento che scuote certezze e si fa beffe di rotte tentate, urla il suo scherno incomprensibile.
Sole, un tempo caro alla pelle, gioca a nascondersi quando invocato fino a comparire infine per bruciare senza pietà.
Manca quella terra da chiamare casa, che l’occhio consuma percorrendo ogni costa centinaia, migliaia di volte, come fossero la prima. Terra che la lingua invoca con nomi segreti e sussurrati, ripetuti come una preghiera. Terra su cui stendere la pelle reietta in un abbraccio che resta tentato perché mai si appaga e sempre è suscitato